Procura e Questura di Torino a spasso nello spazio-tempo | Puntata due

Procura e Questura di Torino a spasso nello spazio-tempo | Puntata due

Puntata due: la guerriglia e i tuberi

In questi giorni la stampa locale ci ha deliziato con un’altra puntata del fotoromanzo che la Questura e Procura di Torino da mesi confezionano e propinano ai lettori. Non ci riferiamo ai giornalisti perché ci sembra chiaro che a scrivere siano direttamente Pm e Digossini, perché gli articoli, nonostante siano pubblicati su testate diverse, sono tutti uguali nel senso letterale del termine.
Quindi forse, se una critica può essere fatta ai giornali è quella di ripubblicare tutto ciò che viene loro dato dalla Questura come se fossero un loro ufficio stampa. A chi vive a Torino, non sembrerà una novità, pur essendo un fatto grave, ma d’altronde se il maggior quotidiano della città è chiamato da tutti i cittadini “la Busiarda”, è lo stesso senso comune dei torinesi a definire il disastroso stato della libertà di stampa in Piemonte.
Questa volta la puntata della saga a firma Ambra and Pedrotta, ha come soggetto la guerriglia curda, la lotta notav e il mistero svelato del micidiale “sparapatate”.
Come nelle altre puntate, la comicità è un effetto proporzionale alla volontà di chi scrive di voler imbastire una montatura giudiziaria.

Attraverso un abile taglia e cuci di intercettazioni ambientali, e relazioni della Digos, viene accostata e paragonata la lotta valsusina a quella del popolo curdo e della rivoluzione della Siria del Nord.
Infatti, nella regia cinematografico-giuridica, i perfidi notav, mutuerebbero le loro tecniche di resistenza dalla guerriglia rivoluzionaria siriana. Non viene specificato come, ma verrebbero adattate le tecniche militari mediorientali al “bosco” della Clarea. Questo “paragone” risulta subito al lettore come una forzatura e ci si aspetterebbe allora una spiegazione ampia e dettagliata a giustificare una così pesante tesi. Nulla, né negli articoli di giornale, né negli atti viene giustificata questa comparazione, non viene prodotta né teoria né pratica. A meno che non credano che l’Isis sia stato sconfitto a colpi di tubero.
Questa assenza di giustificazione è per noi il centro dal quale partire ed è ciò che evidenzia una serie di aspetti fondamentali nel ragionamento inquisitorio. Per prima cosa, come già ampiamente spiegato da un compagno che ha partecipato alla Rivoluzione in Siria, a fare schifo è il modo sensazionalistico in cui viene utilizzata una vicenda storica e sociale, che significa vita e morte per moltissime persone, senza curarsi di risultare offensivi verso chi si è sacrificato o si batte per essa.

In più, anche se venisse giustificato in qualche modo nelle carte, questo paragone non reggerebbe in ogni caso. Cosa può avere in comune una resistenza di movimento che “disturba” i cantieri attraverso mobilitazione di massa, con una rivoluzione che viene combattuta con armi di ogni tipo, con eserciti regolari in campo con migliaia di morti e feriti. In Valsusa non ci sembra di vedere nessun esercito di liberazione in armi che marcia per le montagne e trasformare un movimento popolare eterogeneo in un gruppo guerrigliero non ha senso logico, se non quello di creare sensazionalismo ed allarmismo.
Anzi, nel corso degli anni in cui la Valsusa ha vissuto la cosiddetta “militarizzazione”, così definita anche dai proponenti l’opera, chi si è spesso comportato come un esercito invasore sono state proprio le forze dell’ordine. Questo, d’altra parte, non è un paragone, ma una realtà storica documentata a suon di manganello e lacrimogeno nella coscienza dei valligiani. Ogni volta che è stato imposto un nuovo pezzetto di Tav, è stato fatto con migliaia di uomini e mezzi che letteralmente occupavano i paesi, con tutti i problemi connessi. Sono state commesse violenze sui manifestanti, sono stati usati i lacrimogeni in maniera massiccia e come proiettili, sono stati devastati ristoranti, sono stati incendiati presidi, sono state bruciate o danneggiate le auto nei paesi, sono state commesse violenze di genere durante i fermi. Posti di blocco e controlli arbitrari, viabilità interrotta per permettere le operazioni, quelle sì militari, sono all’ordine del giorno.

Ripetiamo che basta scorrere la cronaca del movimento per trovare testimonianza di quel che abbiamo detto poc’anzi.
Ora, la dimostrazione invece di supposte tecniche militari da parte dei notav, sarebbe dimostrata dalla scoperta del famigerato “sparapatate”. Nelle intercettazioni ambientali della digos, alcuni compagni vengono registrati, mentre parlano scherzosamente della famigerata “arma micidiale”, e quella che è una discussione amicale davanti a qualche birra diventa la prova solida della dimostrazione dell’esistenza di una strategia che cerca il morto. Da far rimanere senza parole.

Allora, la commedia non finisce qui. I poliziotti dichiarano di essere stati tenuti in scacco per anni da tuberi volanti che li colpivano senza che loro riuscissero a capire da dove provenissero. Anni che, immaginiamo esser stati di puro terrore, oggi risolti dalla sensazionale scoperta dell’esistenza di questo “bazzuka” spara ortaggi. La questione ha appassionato la scientifica, portandola a scoprire un video su youtube che alleghiamo in cui dei ragazzi si divertono a sparare patate e, seguendo le immagini del video, affermano di aver ricostruito lo sparapatate provando la sua micidialità, paragonandola a quella di un proiettile vero e proprio. Ora, ci chiediamo, dal basso della nostra poca conoscenza della tecnica balistica, come una porzione di patata impattando sul corpo umano possa cagionarne la morte, spiaccicandosi in tanti pezzettini di tubero potrebbe forse soffocare il mal capitato? Non osiamo e non vogliamo mettere in dubbio l’assoluta competenza dei dirigenti della Divisione Scientifica della Questura Torinese, ma crediamo che questa volta si rendano ridicoli oltremodo, soprattutto se ci propinano queste bufale negli stessi giorni in cui si fanno incensare sui giornali locali per la loro storia di assoluta dedizione al lavoro investigativo.
Non è la prima volta che la fisica viene piegata ai loschi fini polizieschi di via Grattoni ma, se le patate si trasformano in piombo, probabilmente devono aver fatto diventare la Questura la nuova Hogwarts.

Qui il video:

Torna in alto