Domani è il 24 Novembre dunque a breve sapremo se i compagni e le compagne dovranno tornare in carcere o ai domiciliari.

Domani è il 24 Novembre dunque a breve sapremo se i compagni e le compagne dovranno tornare in carcere o ai domiciliari.

Domani è il 24 Novembre dunque a breve sapremo se i compagni e le compagne dovranno tornare in carcere o ai domiciliari.

Ricordiamo brevemente quanto sta succedendo: domani la Cassazione si esprimerà sulle misure cautelari che il Riesame ha comminato ad alcuni dei compagni e delle compagne coinvolte nell’inchiesta “Sovrano”. Il Riesame non aveva accettato la tesi dell’accusa di “associazione sovversiva” (già rifiutata dal giudice istruttorio), ma aveva riconfigurato il reato in “associazione a delinquere”.

Specifichiamo brevemente che questa udienza della Cassazione scorre in concomitanza con il processo vero e proprio che è iniziato negli scorsi mesi e che vedrà la seconda udienza il 1° Dicembre. Dunque stiamo ancora parlando di misure preventive.

Non sappiamo cosa aspettarci dal pronunciamento della Cassazione: è evidente che l’inchiesta è costruita sul nulla e condita con una serie di montature fatte ad hoc per screditarci, ma siamo anche consapevoli del clima che si respira in città e nel paese.

Torino non è una città per giovani e non siamo solo noi a dirlo, anche se di questo problema ne abbiamo fatto uno dei temi del nostro agire. La scorsa settimana è stata pubblicata la ricerca Kkien che afferma che la nostra città è depressa ed in declino e le responsabilità sono da imputarsi alle élites totalmente distaccate dalla vita quotidiana dei suoi abitanti e allo scarso potere dei giovani.

Secondo lo studio l’autostima e la fiducia in se stessi dei torinesi è del 43% inferiore alla media delle altre città europee prese in esame, come pure la consapevolezza di poter migliorare la propria condizione rispetto a quella dei propri genitori, inferiore del 21%. Ma il dato ancora più importante riguarda l’ascensore sociale completamente bloccato infatti il 44% degli intervistati ha trovato lavoro grazie ad amici e parenti, dato che scende al 35% per Monaco e Manchester e al 30% per Lione (ma a Napoli siamo al 51%). Dunque ci troviamo in un luogo in cui la probabilità trovare qualche forma minima di realizzazione o anche solo sopravvivenza dipende in una parte sostanziale dall’avere le conoscenze giuste o meno.

L’età media si è alzata fino a superare i 47 anni (a Lione è 42, a Monaco 41) e questo comporta meno propensione all’innovazione ed al rischio.

Nonostante questo evidente declino le istituzioni della nostra città non hanno nessuna intenzione di dare protagonismo alle voci del futuro, a quelle dei giovani che preferiscono costringere in una condizione di subalternità e disciplinamento, piuttosto che consegnare gli strumenti per un’emancipazione. Giovani di 20 anni sono ancora ai domiciliari dopo 9 mesi per aver espresso la propria insofferenza verso il futuro che gli stanno imponendo, le carceri sono pieni di ragazzi e ragazze appena maggiorenni a cui questa città non è stata in grado di consegnare la possibilità di una vita all’altezza di quella dei propri padri e delle proprie madri.

Tutto deve rimanere silente, e se la città viene stritolata dalla cappa mortifera del profitto di pochi sulla vita di molti, in questo silenzio la strada che vogliono perseguire è quella della costruzione di un’opera nociva ed inutile come il Tav che non farà che aumentare la distanza tra chi vive nell’agio e chi tira a campare. Il simbolo di una classe politica che da destra a sinistra è più interessata ai propri rapporti nei salotti che contano che al reale destino della città. Oggi sentiamo le celebrazioni sui giornali per il turismo generato dalle ATP Finals, solo altro lavoro povero e stagionale, senza alcuna visione strategica per la città. Circenses, ma senza panem.

Normalizzare il declino per spolpare gli ultimi brandelli di carne che rimangono sulle ossa di una città agonizzante, di questo si tratta.

Le priorità dei potenti di questa città sono sintetizzate nei calendari dei tribunali dove vengono fissate udienze preliminari già fino al 2024 per via dell’ingolfamento, ma per i processi che riguardano il dissenso sociale vi è una corsia preferenziale tale da fissare decine di udienze in pochi mesi.

Ma le forze giovani e popolari di questa città continuano a mobilitarsi senza sosta e la polvere che viene nascosta sotto il tappeto riemerge continuamente in altre forme. E’ in questa speranza che confidiamo, quella di chi oggi non ha niente da perdere perchè gli è stata sottratta persino l’idea di un futuro migliore e sa che è necessario conquistarlo passo per passo. Sappiamo che la Torino ribelle è l’unica in grado di invertire il declino di questo angolo di mondo, l’unica in grado di aprire spazi di dignità e sogni pratici per il futuro che viene. Di questo si tratta, di una brezza che diventa tempesta.

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