ASSOCIAZIONE A RESISTERE: LE LOTTE PRENDONO PAROLA

ASSOCIAZIONE A RESISTERE: LE LOTTE PRENDONO PAROLA

In vista della sentenza per il processo Sovrano che vede coinvolti numerosi compagni e compagne che, dalla città alla Val Susa, hanno preso parte a percorsi di lotta e esperienze sociali di grande valore vogliamo incontrarci per prendere parola a fronte di questo attacco.


Sin da subito la risposta all’accusa di associazione, sovversiva prima e per delinquere poi, è stata rimettere al centro quella che per noi è la posta in gioco: questo processo rappresenta un attacco alle lotte sociali e alla possibilità di organizzarsi per provare a cambiare un presente insostenibile.
La libertà o è collettiva o non è.

Questo è il punto dal quale vorremo ripartire per ragionare insieme sul significato di questa fase storica e di come la controparte, dalla questura alla procura passando per la magistratura e il governo, tenti in tutti i modi di restringere spazi di agibilità, limitare la libertà di dissenso – vedi ddl 1660 – colpire chi agisce per un interesse collettivo, più alto.

Come abbiamo scritto qui: (Processo Askatasuna: la giustizia dei ricchi e potenti) “il punto è che dietro questa coltre di finalità evanescenti vi è il tentativo di nascondere il senso della militanza politica. In questa contemporaneità non è concepibile, o almeno non dovrebbe esserlo secondo i canoni dominanti, che delle persone antepongano l’idea di agire per il benessere collettivo ai propri interessi individuali. Ci dev’essere qualcosa dietro: se non sono i soldi e non è il potere, bisogna tornare a concezioni della devianza di inizio novecento. Ma per fare ciò non basta il codice penale, bisogna uscire dalle aule di tribunale e spargere fango”.

Abbiamo visto agitarsi sulla scena personaggi meschini di vecchia conoscenza, rinvigoriti soltanto quando c’è da chiedere lo sgombero di Askatasuna o attaccare chi mette in discussione “lo stato delle cose”.. gli stessi capaci di abbaiare cinque minuti di seguito in diretta tv.

Poco ci importa di questo annaspare nel maremagnum di confusione generale che questa fase storica comporta, molto di più invece avremmo da dire su cosa significa Associarsi per Resistere e su quali sono i tentativi di mobilitazione in atto che, trasversalmente, vengono osteggiati ma, a partire dai quali, possiamo immaginare una proposta che si ponga l’obiettivo di trasformare la realtà che viviamo perché pensiamo che un progetto autonomo di liberazione dallo sfruttamento e dalle ingiustizie vada costruito collettivamente.

Quali saranno gli esiti di questo goffo tentativo di criminalizzare le lotte non possiamo saperlo, ciò che sappiamo bene è che le istituzioni conducono questo attacco sul piano giuridico perché è l’unico su cui hanno speranza di ottenere il risultato sperato. La partita che si apre, indipendentemente da ciò che disporranno i giudici, é da giocarsi sul terreno dell’iniziativa e della capacità di conquistare nuovi spazi di possibilità, rafforzando e radicando proposte politiche concrete.

Per questi motivi invitiamo tutti e tutte coloro che hanno a cuore un futuro migliore a partecipare a un momento di assemblea aperta venerdì 14 marzo alle ore 18 nel giardino dell’Askatasuna per condividere una lettura di questa fase storica, di questo processo politico e che vogliono assumersi la responsabilità di costruire una forza collettiva in grado di resistere e di guardare lucidamente alle sfide del presente.

Invitiamo, inoltre, a partecipare al presidio fuori dal Tribunale di Torino che si terrà il 31 marzo in occasione della sentenza.
Essere militanti vuol dire scegliere di assumersi delle responsabilità che nessuno ci ha imposto, ma che ci siamo addossati/e perché riteniamo che possa esistere un futuro migliore di quello che ci è stato consegnato e con pragmatismo, cura e coerenza proviamo a realizzarlo.

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