Riprendiamo il seguente contributo dal centro studi Sereno Regis
Palazzo di Giustizia di Torino, 20 ottobre, ore 8.30 della mattina: all’appuntamento, per l’ennesimo processone a carico di decine di attivisti del Movimento NoTav, sono già arrivati in tanti, in buona parte dalla Val Susa, parecchi residenti a Torino, affiliati al CSA Askatasuna, impegnati nelle più diverse iniziative allo Spazio Neruda, da sempre in prima fila come Mamme in Piazza per la Libertà del Dissenso, semplici simpatizzanti. Gli imputati sono già dentro e questa volta sono parecchi, 28 di cui 16 con un’accusa non da poco: Associazione a Delinquere. Fuori dal Palazzo, sono tutti diversamente indaffarati: con le bandiere, le attrezzature di amplificazione per gli interventi che si succederanno nel corso della mattinata, lo striscione da appendere al gabbiotto di fronte all’ingresso, le quadrerie con le foto di Nicola Guastini.
Sul marciapiede di fronte, il prevedibile schieramento di Forza Pubblica, al quale Alberto Perino, seduto in carrozzella ma con voce più che mai tuonante, indirizza i suoi strali a più riprese: “Sono 32 anni che resistiamo e resisteremo altri 32 anni, si mettano il cuore in pace. A Torino di Associazioni a Delinquere ce ne sono diverse, ma non sono all’Askatasuna e neanche in Val di Susa. Sono qua vicine, molto vicine” e il riferimento è proprio alla Questura di Torino.
Che per anni, per ‘istruire’ precisamente questo processo, si è dedicata al surreale, incredibile, incredibilmente dispendioso compito, di intercettare ogni possibile conversazione, scazzo, scambi anche intimi, privati – perché anche le più banali manifestazioni di verbale sciatteria, disturbo di ‘personalità’, umanissima risentimento, rivalità, gelosia, contribuissero a rinforzare il miserando impianto accusatorio già impostato in partenza. Insomma una Resa dei Conti in piena regola, “il cui unico obiettivo è quello di silenziare il dissenso, provando a ridurlo a mera delinquenza” come scrive nel suo sito la neo-nata Associazione a Resistere (alla quale ci si può iscrivere anche on line, facciamolo in tanti).
E una Resa dei Conti da parte di uno Stato che ha deciso di criminalizzare una componente particolarmente attiva di cittadinanza torinese, nonostante gli indubbi meriti nella gestione di non poche criticità sociali, dall’emergenza-casa, alla difficile inclusione dei migranti, agli ambulatori gratuiti; e che si è rivelata particolarmente preziosa nei mesi più difficili dell’epidemia da Covid, come non ha mancato di sottolineare una professionista del calibro di Chiara Rivetti, vice presidente di ANAAO Assomed Piemonte, nel corso della Conferenza Stampa tempestivamente organizzata da Askatasuna il 15 luglio scorso (ne abbiamo riferito abbastanza nei dettagli qui).
E una Resa dei Conti da parte di uno Stato che ha deciso di criminalizzare una componente particolarmente attiva di cittadinanza torinese, nonostante gli indubbi meriti nella gestione di non poche criticità sociali, dall’emergenza-casa, alla difficile inclusione dei migranti, agli ambulatori gratuiti; e che si è rivelata particolarmente preziosa nei mesi più difficili dell’epidemia da Covid, come non ha mancato di sottolineare una professionista del calibro di Chiara Rivetti, vice presidente di ANAAO Assomed Piemonte, nel corso della Conferenza Stampa tempestivamente organizzata da Askatasuna il 15 luglio scorso (ne abbiamo riferito abbastanza nei dettagli qui).
Ecco. Appunto. Auguriamocelo. Speriamo che sarà così anche questa volta. La situazione però è seria. 72 i capi d’accusa, tra cui appunto quella di ‘associazione a delinquere’ a carico come si è detto di oltre la metà dei 28 imputati (e ci ritorneremo). E a costituirsi Parte civile insieme a TELT (che come è noto ha in appalto la costruzione della Torino Lione) c’è lo stesso Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’Interno e della Difesa, che hanno dichiarato l’intenzione di chiedere i danni con l’incredibile motivazione che “le forze dell’ordine hanno dovuto stare per troppo tempo in situazioni di disagio e sotto i lacrimogeni”, da non credersi!
Ecco. Appunto. Auguriamocelo. Speriamo che sarà così anche questa volta. La situazione però è seria. 72 i capi d’accusa, tra cui appunto quella di ‘associazione a delinquere’ a carico come si è detto di oltre la metà dei 28 imputati (e ci ritorneremo). E a costituirsi Parte civile insieme a TELT (che come è noto ha in appalto la costruzione della Torino Lione) c’è lo stesso Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’Interno e della Difesa, che hanno dichiarato l’intenzione di chiedere i danni con l’incredibile motivazione che “le forze dell’ordine hanno dovuto stare per troppo tempo in situazioni di disagio e sotto i lacrimogeni”, da non credersi!
Sarà insomma una cosa lunga, che come Centro Studi Sereno Regis non mancheremo di seguire non solo dandone cronaca, ma per ciò che una simile iniziativa giudiziaria effettivamente e tristemente rappresenta.
Come non ha mancato di sottolineare Livio Pepino non più tardi di qualche giorno fa (era il 16 ottobre) in apertura di un convegno che si è tenuto al Teatro Baudino di Bussoleno, definendolo una sorta di “cantiere parallelo che in questi anni è andato sviluppandosi a fianco del cantiere per il treno che non c’è: un cantiere che ha a che fare con la ridefinizione delle tecniche di governo della società di fronte al dissenso, alla protesta, alle lotte sociali. Non è l’unico cantiere in questo senso (basti pensare a quelli paralleli dell’immigrazione e della cosiddetta sicurezza urbana) ma è un cantiere illuminante, una lente di ingrandimento sui processi in atto.” (il testo integrale di questo lungo e indubbiamente importante intervento, sul sito del Controsservatorio Valsusa).
Era un convegno promosso dalla già citata Associazione a Resistere come momento in qualche modo ‘inaugurale’, senz’altro ‘preparatorio’, per questo mega-processo, e tra i relatori, oltre a Livio Pepino, oltre all’Avvocato Claudio Novaro, oltre a Dana Lauriola che moderava, c’era anche Ilaria Masinara, per Amnesty International, per sottolineare l’importanza della campagna da poco lanciata, dal titolo appunto “Proteggo la Protesta”, che era il titolo anche dell’incontro di Bussoleno: Proteggiamo la protesta.
Un tema che sta molto a cuore a molti di noi che magari, per mille ragioni, non militiamo nelle primissime linee dei vari fronti del dissenso, ma ci sentiamo senz’altro coinvolti, non solo idealmente partecipi – e che al di là delle manifestazioni di piazza, delle occasioni di presidio, dell’esserci in qualche modo, ci poniamo il problema del “cosa fare, come in qualche modo assistere, aiutare” coloro che invece in Prima Linea ci stanno davvero, e ne pagano il prezzo. Come contribuire, come interporci, che contributi dare – non certo per mitigare la pena, ma per curare alla radice quella deriva repressiva, quel processo accusatorio, quel ‘cantiere di criminalizzazione’ che non possiamo ritenere accettabile, in una democrazia.
Con il 20 ottobre dunque è cominciato un processo che suggerirà non poche riflessioni anche per tutti noi: come singoli cittadini, e come movimenti, sotto le più diverse sigle e bandiere.